Anna Mazzamauro a teatro con: “Com’è ancora umano lei caro Fantozzi”

E’ il pezzo forte del XVI Festival Nazionale Luigi Pirandello e del ‘900 – organizzato da Lingua Doc Communication del regista Giulio Graglia – che si sta svolgendo con grande successo a Torino e dintorni. Cultura e spettacoli tutti da vedere, da vivere, da gustare, inventando magari quel refrigerio dell’anima che neanche la forte ed estenuante calura di questi giorni può sopraffare. Ma il richiamo di andare ad assistere allo spettacolo teatrale di Anna Mazzamauro dal titolo – Com’è ancora umano lei caro Fantozzi” – è forte, non solo per l’interesse di vedere all’opera una delle più brave ed esilaranti attrici dello spettacolo teatrale e cinematografico italiano, ma anche perché incuriosisce questo suo calcare il palcoscenico con uno di quei pezzi recitativi che ne hanno indubbiamente stabilito la sua immagine di attrice. Mi sono sempre chiesta legittimamente che nome avesse la signorina Silvana” – dice Anna Mazzamauro – alla quale Paolo Villaggio ha regalato eternità e che io ho contribuito a mantenere. Allora, poiché quella signorina mi appartiene di diritto e poiché i personaggi non nascono casualmente ma raccontano, nascondendoli con l’ironia, i nostri segni, i nostri umori, le nostre inclinazioni, il nostro animo, allora la Silvani sono io. Adesso provate a chiamare la Silvani con il mio nome. Anna Silvani. E’ perfetto. Allora come Anna Silvani soltanto io posso, con il mio nome e col suo cognome, raccontare Paolo, raccontando Ugo. E leggeremo insieme il nostro incontro, il suo primo film, il mio divertente impatto con il cinema e via via vent’anni della nostra vita professionale a puntate, vent’anni di solitudine della Silvani che non aveva capito che Fantozzi fosse stato l’unico uomo ad averla veramente amata”. Ecco, parlavamo pocanzi di curiosità, di quel pensiero comune che spesso ognuno di noi lo fa proprio nel cercare di individuare nell’artista quel lato umano che lo faccia apparire ai nostri occhi, ancora più interessante di quanto il cinema o il palcoscenico ce lo presenti. Ed è proprio questa l’idea di scoprire attraverso la sana curiosità – mai certamente invadente – che persona ci sia dentro l’anima di chi abbiamo ammirato per tanti anni: un attore o un’attrice che ci ha fatto ridere, divertire, commuovere e talora pure piangere, nell’interpretare personaggi che poi, nel tempo, ci sono diventati cari per un motivo o per l’altro. E queste parole dette da Anna Mazzamauro sono eloquenti nel significare ciò che si è veramente, nonostante la professione ti trascini a volte a recitare personaggi che sembrano essere passeggeri e invece ti marchiano per sempre. Per anni ho odiato la signorina Silvani perché metteva in secondo piano le mie parti nelle opere di Goldoni, Cocteau e tutti gli altri. Ma è giusto dire che mi ha regalato l’immortalità e che con questo spettacolo ho fatto definitivamente pace con lei”. In questa frase si legge tutto il desiderio di volere estrinsecare quel pensiero che Anna Mazzamauro ha tenuto chiuso per anni nei cassetti della sua anima e che adesso, grazie anche a questo spettacolo teatrale intitolato Com’è ancora umano lei caro Fantozzi”, ci sia questa forma di ringraziamento pubblico verso quel Paolo Villaggio che le ha dato l’immortalità artistica. Dunque, un motivo in più per andare al teatro per assistere a questo spettacolo che, ne siamo certi, ci farà tornare a casa con il pensiero di una Anna Mazzamauro che abbiamo conosciuto nella sua vera veste di attrice e, soprattutto, umana.

Salvino Cavallaro

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